23 maggio 2020

GREED: THE TRILLION DOLLAR CLUB



EPISODE 1

GENERE: True Crime









Jeff Bezos è sempre più ricco. Il creatore e attuale CEO di Amazonl'uomo più ricco del mondosi avvicina a varcare la soglia dei 1.000 miliardi di dollari.

Questo grazie all'innalzamento della domanda di prodotti durante la pandemia da COVID-19 che ha fatto letteralmente impennare le azioni di Amazon.

Uno studio durato diversi mesi effettuato dalla piattaforma di consulenza Comparisun ha stimato che il patrimonio del CEO di Amazon potrebbe raggiungere il trilione di dollari entro il 2026.

Una cifra incredibile che la società di analisi ha estirpato dalla capitalizzazione di mercato delle società più quotate in Borsa a New York. 




Considerando i patrimoni delle 25 persone più ricche del mondo, la rivista Forbes ha posizionato il miliardario dell’immobiliare cinese Xu Jiayin (presidente del gruppo Evergrande) al secondo posto nella lista proprio alle spalle del nuovo ''Re'' dei paperoni Jeff Bezos.

Forbes valuta il patrimonio netto del CEO di Amazon pari a 143 miliardi di dollari

Bezos è entrato nella lista dei 400 americani più ricchi al mondo sempre secondo Forbes già nel lontano 1998, ossia quattro anni dopo la fondazione di Amazon, e all’epoca aveva un patrimonio netto di ''soli'' 1,6 miliardi di dollari

Attualmente possiede una quota dell’11,2% in Amazon e la sua ricchezza è aumentata di circa 125 miliardi di dollari nel solo mese di Marzo.

Da molti, Amazon, viene definita una delle vincitrici della pandemia da coronavirus visto che la domanda di prodotti online ma anche di servizi di streaming e servizi di consegna ha visto e continua a vedere un'impennata incredibile.

Numeri alla mano, le vendite nei primi tre mesi dell’anno hanno superato i 75 miliardi di dollari, con un aumento netto rispetto ai 60 miliardi di dollari del 2019. Conseguentemente, le azioni del titolo Amazon in Borsa sono andate incontro a un aumento di oltre il 28%.

L'IDEA

La serie "GREED" indagherà sulle cause e conseguenze della crescente disuguaglianza sociale ed economica guardando alle vicende e gli intrecci relativi agli uomini più ricchi e potenti del mondo.


copyright 2020 (©) Alessio Mannucci


SIGLA








26 Aprile 2019

L’esclusivo club delle società con una valorizzazione di Borsa superiore ai mille miliardi di dollari ha un nuovo membro: Microsoft

Il titolo del gruppo fondato da Bill Gates a Wall Street ha superato la barriera dei 130,50 dollari. Soglia che, in considerazione dei 7,6 miliardi di azioni esistenti, ha fatto scattare l’ammissione al club dei trilionari (l’azione ha poi toccato un massimo di giornata a 131,37 dollari).

In precedenza, altre due società erano entrate a far parte del club, Apple (1.382 miliardi di dollarie Amazon.




La società si è mossa nella scia del suo ceo Satya Nadella, che ha saputo orientare con lungimiranza Microsoft verso la proposta di servizi, soprattutto nel cloud, fino a superare una soglia di valore che il gruppo non aveva mai toccato nemmeno negli anni d’oro della cosiddetta new economy.

19 Gennaio 2020

Con il recente massimo storico del titolo Alphabet, anche Google si è aggiunta al “trilion dollar club”, l’elite di aziende che capitalizzano oltre mille miliardi di dollari di cui fanno parte Apple, Microsoft, Amazon e Saudi Aramco, il colosso petrolifero controllato dall’Arabia Saudita

Il “trillion dollar club” vale da solo quanto le borse di Londra e Parigi messe insieme.



Alphabet, la società madre di Google, ha superato i mille miliardi di capitalizzazione. Il record era atteso da giorni, ma solo il 16 gennaio, in un finale di seduta al cardiopalma, la holding guidata da Sundar Pichai è riuscita a tagliare il traguardo trainata dalla corsa dei listini americani: Dow Jones (+0,93% a 29.298 punti), Nasdaq (+1,06% a 9.357 punti) e S&P 500 (+0,84% a 3.316 punti) hanno toccato tutti e tre nuovi massimi storici grazie all’accordo tra Usa e Cina che ha posto fine a 18 mesi di guerra commerciale.

Nelle ultime 52 settimane il valore dei titoli è aumentato da 1.027,03 a 1.450,70. Un rally realizzato proprio mentre la società andava incontro ad una svolta storica. 

Il mese scorso infatti Larry Page (ex Ceo) e Sergey Brin (ex Dg), cervelli e anime del motore di ricerca nato 21 anni fa, hanno lasciato le loro cariche operative all’interno della holding, mettendo il colosso di Mountain View nelle mani di Sundar Pichai, che ricopriva già il ruolo di amministratore delegato di Google

Un passaggio di consegne descritto dal New York Times come “la fine di un’era”



Page e Brin hanno fondato Google nel 1998, dando vita al motore di ricerca e determinando una rivoluzione epocale nel mondo della tecnologia e della comunicazione. La loro “invenzione” ha dato i suoi frutti anche dal punto di vista economico, rendendoli rispettivamente la sesta e la settima persona più ricca al mondo con patrimoni pari a 58,9 (Page) e 56,8 miliardi di dollari (Brin). 

Apple, Microsoft, Amazon e adesso anche Alphabet: sono queste le quattro mega cap – perché a Wall Street il concetto di “big cap” è già stato ampiamente superato – che hanno in mano lo S&P 500, il paniere formato dalle 500 aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione. 



Se aggiungiamo anche Facebook, con i suoi 632 milioni di dollari di capitalizzazione, queste aziende rappresentano il 19 per cento in termini di peso sull’indice e presentano un valore di mercato superiore a quello dell’intero Russell 2000, il listino delle small cap

Dopo di loro un abisso: nessun’altra società di Wall Street supera infatti i 500 miliardi di capitalizzazione. 



Apple è riuscita a raggiungere i mille miliardi di capitalizzazione nell’agosto del 2018 e da allora non si è più fermata. Una singola azione vale oltre 315 dollari, per una capitalizzazione di 1.382 miliardi di dollari, la più alta in assoluto. 



C’è una sola società al mondo che è riuscita a polverizzare i record delle big Hi-Tech Usa: è Saudi Aramco che si è quotata sulla Borsa di Riad lo scorso 11 dicembre, realizzando l’Ipo più grande della storia

Il colosso petrolifero saudita ha superato i 2mila miliardi di capitalizzazione, spinta senza troppa gentilezza dal principe ereditario Mohammed Bin Salman che ha fatto fortissime pressioni su fondi, investitori e uomini d’affari sauditi affinché acquistassero a mani basse i titoli della compagnia. 

Ad oggi il market cap di Saudi Aramco ammonta a 1.800 miliardi di dollari.






In meno di venticinque anni, Amazon è diventata una delle tre aziende con la più alta capitalizzazione di Borsa al mondo. 


A cosa si deve un così straordinario successo? 

La cultura aziendale fondata sull’innovazione, l’organizzazione interna del lavoro, l’ideologia imposta a tutti i dipendenti e il carattere carismatico del fondatore Jeff Bezos sono ingredienti fondamentali. 

Come fondamentale è risultata anche la mancanza di regolamentazione da parte degli Stati nazionali. 

Martin Angioni, che è stato un top manager di Amazon (ha diretto per oltre quattro anni la filiale italiana), conosce bene questa multinazionale che resta misteriosa per chi la osserva da fuori.

Nel suo libro "Amazon dietro le quinte" scrive: "Amazon è un impero e in quanto tale pone seri problemi per la concorrenza di mercato, l’autonomia di scelta dei consumatori, il potere di controllo dei cittadini".

Già oggi, "un libro ogni quattro in Italia" è acquistato su Amazon. «Sono per la grande maggioranza “coda lunga”, cioè titoli che nelle librerie non si trovano più, perché non hanno rotazione o domanda sufficiente. […] i clienti di Amazon sono sparsi in tutta Italia, ordinano cioè molto da quei piccoli centri non serviti dalle librerie: paesini dell’Appenino marchigiano o toscano, piccoli centri del Sud Italia o delle isole».

«Vista da fuori, Amazon è un’azienda avvolta dal mistero». E misteriosi appaiono anche chi lavora per Amazon: gli amazonians, «parlano tutti nello stesso modo, ripetono spesso automaticamente le stesse formule, hanno sempre un obiettivo dichiarato sin dall’inizio dell’incontro, e fanno di tutto per conseguirlo. […] “If you’re a good amazonian, you become an Amabot” è una delle tante battute interne (un buon dipendente di Amazon è tutt’uno con i sistemi: da amazon + robot)».

Amazon è la creazione di un solo uomo. Anche se è un’azienda fatta di team, di centinaia di squadre, a partire dal S-team (il Senior team, cioè i riporti diretti di Bezos), fino a quelli che lavorano nell’ultimo (in ordine temporale) centro logistico, o nell’ultimo customer service aperto, è un’azienda imbevuta della cultura del suo fondatore: è come plasmata, forgiata, scolpita dal pensiero, dalla volontà, dai principi, dal metodo e dallo spirito creativo di Bezos. […] I membri del S-team si comportano come Bezos, e a loro volta formano allo stesso modo i loro riporti diretti, e così via, a cascata. Costituiscono il pivot, il perno sul quale ruota tutta l’organizzazione. Difficile che chi non si conforma possa resistere a lungo dentro Amazon, figurarsi fare carriera

Up or out, “su o fuori”, non è una metafora, ma una regola di gestione messa sistematicamente in pratica a ogni livello. Questa cultura ha generato meccanismi che la rinforzano, radicandola nel tempo sempre più in ogni punto dell’organizzazione, in ogni ufficio dei cinque continenti in cui Amazon è presente.»

Questa cultura di Amazon, che si esprime e prende forma nella parola scritta, è quasi letteraria: le Shareholders Letters di Bezos, i narratives sulla cui lettura inizia ogni riunione importante, i comunicati stampa e le FAQ, che sono necessari per presentare le nuove iniziative, le tante e-mail interne che ogni giorno si scrivono e si ricevono (probabilmente in un rapporto di 20 a 1 rispetto alle telefonate).

Le migliaia di comunicati stampa sulle novità che vengono presentate e offerte ai clienti a getto quasi continuo. Le Amazon Stories, i blog (“Day One”), le recensioni dei clienti, le chat interne attraverso Communicator, i miliardi di e-mail mandate (di solito di notte) ai clienti con raccomandazioni d’acquisto. 

Per finire con i Leadership Principles, in bella vista sui muri dei tanti uffici sparsi nel mondo, e all’ingresso dei centri di distribuzione. 

[Una] cultura, che è prima di tutto tipicamente americana e manageriale […] Solo così, vedendo Amazon come una cultura a sé stante, una cultura nuova e forte o, come impropriamente si sente spesso dire, un “ecosistema” è possibile spiegarsi «un fenomeno non solo economico ma anche sociale così colossale e resistente, così organico e graduale, un’azienda che, passando da zero a 280 miliardi di dollari di ricavi e 800.000 dipendenti-azionisti, riesce a crescere in maniera vertiginosa in appena venticinque anni. Non era mai successo».

Secondo il fondatore Jeff Bezos, il segreto di Amazon è «essere sempre stati ossessionati dal cliente (insieme ad altri due elementi, il focus sul lungo termine e l’innovazione).» 

Un’attenzione spasmodica che si traduce in un un servizio impeccabile, pressoché perfetto, cura e attenzione al cliente che arriva sino al vertice: «È l’e-mail jeff@amazon.com che quasi tutti i clienti conoscono. C’è un team che legge tutte le e-mail in arrivo a quell’indirizzo, ne passa le più significative a Bezos, che le utilizza internamente (spesso inoltrandole con un solo punto interrogativo), a volte risponde prsonalmente al cliente che gli ha scritto.»

tratto da “AMAZON DIETRO LE QUINTE” DI MARTIN ANGIONI Letture.org



Un altro addetto al magazzino Amazon è morto a causa del COVID-19. Il totale dei decessi noti sale così a otto dipendenti.

La dipendente lavorava nel confezionamento presso il centro logistico fuori Cleveland a North Randall, Ohio, noto come CLE2. Era con la compagnia da novembre 2018.


Il gigante dell'e-commerce ha appreso dei suoi risultati positivi dei test l'8 maggio ed è stata informata della sua morte dalla cognata il 18 maggio.

"Siamo rattristati dalla perdita di un associato", ha detto la portavoce di Amazon Lisa Levandowski"La sua famiglia e i suoi cari sono nei nostri pensieri e stiamo supportando i suoi colleghi".

Amazon afferma di condurre la traccia dei contatti per ogni test positivo, utilizzando la videosorveglianza per tracciare le posizioni dei dipendenti e la vicinanza reciproca.


La compagnia ha ripetutamente rifiutato di comunicare a NBC News quanti magazzinieri a livello nazionale sono risultati positivi o deceduti a causa della malattia di coronavirus.


Amazon è sotto pressione da parte degli attuali e degli ex dipendenti per fornire condizioni più sicure nei suoi magazzini. La società ha dichiarato a NBC News di aver iniziato a pulire in profondità le aree ad alto tocco, come i pulsanti dell'ascensore, le maniglie delle porte e i corrimano, tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo. 

La nebulizzazione di disinfettanti, chiamata "appannamento", è iniziata tre settimane fa in tutti i magazzini, anche nella sede di North Randall. Le maschere sono state rese disponibili e richieste dal 15 aprile.


NBC News ha confermato che altri sette magazzinieri Amazon sono morti dopo essere risultati positivi al coronavirus a Staten Island, New York; Waukegan, Illinois; Hawthorne, California; Tracy, California; Bethpage, New York; Jeffersonville, Indiana; Indianapolis, Indiana.


TO BE CONTINUED

COVID-19: DEATH TOLL 22 maggio 2020





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