Genere: Thriller, Paranormale, Storico
Genre: Thriller, Supernatural, Historical
Numerose produzioni soprattutto documentari, ma anche un film del 1994 di Roger Christian e una serie tv annunciata nel 2014 con Joseph Fiennes non pervenuta, poi romanzi, fumetti, videogiochi, canzoni, hanno tratto ispirazione dalla figura misteriosa e leggendaria del medico, astrologo e famoso chiaroveggente Michel de Nostredame, latinizzato come Nostradamus, conosciuto principalmente per il suo libro Le Profezie, che consiste di quartine in rima, raccolte in gruppi di cento, nel libro Centuries et prophéties (1555).
L'IDEA
copyright 2020 (©) Alessio Mannucci
La serie "Nostradamus" alternerà, su diversi piani temporali, le vicende di famosi profeti dell'antichità, diverse fasi della vita di Nostradamus, raccontando la sua trasformazione alchimistica, ambientata tra la fine del Medioevo e il Rinascimento, e alcune delle sue profezie più famose ambientate nel futuro.
PILOT
IL DISTRUTTORE
L’an mil neuf cens nonante neuf sept mois,Du ciel viendra vn grand Roy d’effrayeur.Resusciter le grand Roy d’Angolmois.Auant apres Mars regner par bon heur
In the year 1999 and seven months,The great King of Terror will come from the skyHe will bring back the Khan of the MongolsBefore and after Mars rules happily
10 Q72
PROLOGO
Firenze fine 1400
II 7 febbraio 1497, in seguito alla cacciata dei Medici, i Piagnoni, seguaci del frate domenicano Girolamo Savonarola, sequestrano e bruciano pubblicamente migliaia di oggetti nella città di Firenze, durante la festa di martedì grasso.
L'obiettivo di questa furia distruttiva era l'eliminazione di qualsiasi oggetto considerato potenzialmente peccaminoso, oppure inducente allo sviluppo della vanità, includendo articoli voluttuari come specchi, cosmetici, vestiti lussuosi, ed anche strumenti musicali.
Altri bersagli includevano libri "immorali", manoscritti contenenti canzoni "secolari" o "profane", e dipinti.
Tra i vari oggetti distrutti in questa campagna vi furono alcuni dipinti originali che trattavano temi della mitologia classica, eseguiti da Sandro Botticelli, che egli stesso provvide a portare sul rogo.
Predica del Savonarola
Le fazioni dei Compagnacci e degli Arrabbiati stanno scatenando un tumulto in Santa Maria del Fiore dove Savonarola si sta preparando, raccolto in preghiera, a imbonire la folla con una delle sue prediche.
I Compagnacci erano giovani scapestrati fiorentini avversi a Savonarola, capitanati da Doffo Spini, giovane di perduti costumi ma di grandissimo ardire [...]. Si radunavano la sera in laute cene e fra il brio dei bicchieri meditavano sempre nuove insidie al Savonarola [1].
Per il 4 maggio del 1497, s'erano decisi di dovere quel giorno o uccidere il Savonarola o almeno fargli qualche grave ingiuria. Dieci di essi s' intesero dapprima con un certo Baia, maestro di fuochi lavorati, per far saltare in aria il pergamo nel bel mezzo della predica. Ma poi desistettero da un tale proposito ripensando al danno gravissimo che ne sarebbe venuto a tutta la moltitudine stivata nella chiesa ed all'odio infinito ch' eglino si sarebbero tirato addosso con tali enormezze. Si decisero quindi ad imbrattare il pergamo con mille brutture; vi posero anche la pelle d' un asino e sulla sponda dove il Frate soleva battere il pugno nel predicare inchiodarono delle punte di ferro [2] .
Savonarola si alza in piedi e mostra un crocefisso ai facinorosi sedando la rivolta.
Poi comincia la sua predica.
E venne la notte con molti de' suoi membri.
E venuto adunque il diavolo ;
questo è l' inimico che ha fatto tante malignità nel tempio di Dio, ha usati per suoi strumenti i cattivi prelati, i quali colle prave opere e col cattivo esempio l'hanno distrutto.
Il popolo e la plebe se n' è ito dietro a loro, e sono i popoli diventati una medesima cosa con loro.
le colonne della Chiesa sono state gittate per terra, non si fa più conto de' santi Evangeli,
E stato levato 1' oro del tempio, la vera sapienza di Dio che luce e risplende, che letifica il cuore dell' uomo.
Non ha più tetto la Chiesa, perché il clero, i sacerdoti di quella e i buoni principi, che la difendevano da' venti e dall'acque, sono stati levati via.
Per tutto piove, per tutto grandina, per tutto tempesta, in modo che quei pochi buoni che sono rimasti, non hanno più dove ripararsi e dove ricoverarsi.
Per tutto piove, per tutto grandina, per tutto tempesta, in modo che quei pochi buoni che sono rimasti, non hanno più dove ripararsi e dove ricoverarsi.
Le pietre del tempio sono scommesse, una qua e una là, e rotte, perché la calcina è mancata.
Dove vedi tu vero amore e vera carità oggi ne' cristiani?
Sono tutti rotti, non sono più uniti in Cristo Gesù, non sono più d'accordo insieme; ognuno perseguita il prossimo suo, ognuno ne leva un pezzo.
Vedi adunque quanta maligììatus est inimicus in sancto. Sono cascati tutti
i muri della Chiesa.
Dove è la giustizia de' principi e de' rettori ? Dove è la sollecitudine de' pastori ? Dove sono gli esempì buoni de' sacerdoti e de' buoni religiosi ? Dove è l'obbedienza de' sudditi verso i prelati? Dove è la discrezione de' prelati verso de' sudditi ? Dove è la riverenza de' secolari verso i sacerdoti ? Non ci è rimasto più nulla di buono.
Adunque multa malignatus est inimicus in sancto.
Signore, non vedi tu quante malignità gli hanno commesso nella tua Chiesa.
Essi hanno tolto tutte le cose preziose di quella ; essi hanno usurpati i vasi del tempio tuo, hanno tolto i candelabri d' oro e le lucerne, i turribuli e innumerabili vasi d' oro e d' argento, che erano deputati e consacrati al culto tuo.
L' oro hanno convertito in uso loro. Questi sono diversi gradi di servi e d'amici che tu avevi, i quali loro hanno contaminati e adoperangli al loro proposito.
Perché stai tu cheto, Signore ? Non vedi tu quanta malignatus est inimicus in sancto.
Ma, Signore, il peccato loro tanto è maggiore, quanto, poi che se ne vanno iattando e gloriando : laetantur cum malefecerint, et exultant in rebus pessimis.
Il peccare è cosa umana ; gloriarsi d'aver peccato, è cosa diabolica.
Il peccare è cosa umana ; gloriarsi d'aver peccato, è cosa diabolica.
Costoro adunque non sono uomini, ma diavoli; imperocché seguita e dice della malignità loro: et gloriati sunt qui oderunt te in medio solemnitatis tuae.
Sed posuerunt signa sua signa, non si sono vergognati di peccare; ma in manifesto pongono fuori che ognuno vede i segni de' loro peccati.
Vedi oggi le donne portare le insegne e gli ornamenti delle meretrici e tutti i modi di ornarsi che usano le meretrici le li vogliono usare ancora loro.
I sacerdoti portano le belle zazzere e belli giubboni di seta e vogliono vestire più pomposamente de' secolari. Non ti par egli che e' ponghino i segni de' loro peccati, segni, cioè fuori in manifesto, che ognuno li vede?
Dimmi, quando tu vedi una donna andare spettorata e lisciarsi superfluamente, non di' tu : « Che segni sono questi ? Questi non sono segni di donna onesta. Se tu la vedi tutto l'di cicalare coi giovani, tu ne fai cattivo concetto, che la non sia pudica.
Tu vedi là un sacerdote pubblicamente giuocare, seguitare le taverne, tenere la concubina e fare simili peccati ; tu di' nel cuor tuo, costui lia posto le insegne del peccato, suo' segni, cioè in manifesto.
Ognuno vuole scusare il peccato suo ; e però costoro non cognoverunt. Fanno i peccati manifesti, mettono l' insegne de' peccati loro fuori, acciocclié ognuno li vegga, e poi li vogliono scusare.
Orsù, in che modo costoro posuerunt signa sua signa, et cognoverunt sicut in exitu super summurn.
Onde il diavolo ha fatto come fanno i signori e i capitani degli eserciti, i quali preso che gli hanno una città, mandano in terra tutte l'insegne e distruggono l'armi del precedente signore e mettonvi le sue.
molti posuerunt signa sua signa, e fanno l'arme e l'insegne loro insino nei calici e nelle patene e nell'ostie che si consacrano»
Non contenti di questo, quasi in stiva lignorum exciderunt ianuas eius in idipsum
Incenderimt igni sanctuarium tuum hanno abbruciato col fuoco il tuo santuario, hanno pieno la Chiesa tua del fuoco dell'avarizia, del fuoco dell' ambizione, del fuoco dell' invidia e della lussuria.
In terra polluerunt tabernaculum noininis tui hanno ancora maculato d'immondizia e di sporcizie e lussurie il tabernacolo tuo, sopra del quale è stato invocato il nome tuo nel santo battesimo.
Questo si può esporre che non ci è più riverenza, né timore, né rispetto alcuno circa le vergini, che sono sacrate a Dio, cosi al secolo come alla religione, né monasteri, perché ogni cosa hanno contaminato.
E peggio ancora hanno fatto, perché non solo hanno distrutto la Chiesa di Dio, ma hanno fatto una Chiesa a loro modo.
Questa è la Chiesa moderna. Non è edificata di pietre vive, non sono i cristiani stabili nella fede viva formata di carità: è costrutta di legno, cioè di cristiani preparati come esca al fuoco dello Inferno ;
i muri suoi sono di legno inorpellato, perché i cristiani mostrano solamente d'avere la carità di fuora, cioè, secondo l'apostolo san Giovanni: Diìigunt tantum verbo non opere et veritate; hanno di fuora i cristiani l' uno con l' altro molte parole caritative, ma dentro nel cuore macchinano fraude.
Vuoilo tu vedere che la Chiesa si governa per mano d'astrologi ?
Non è prelato, né gran maestro, che non abbia qualche familiarità con qualche astrologo, che gli predice l' ora e il punto eh' egli ha a cavalcare o fare qualche altra cosa o faccenda. E non uscirebbono questi gran maestri un passo fuora della volontà degli astrologi.
I nostri predicatori ancora hanno lasciato la Scrittura Santa e sonsi dati all'astrologia e alla filosofia, e quella predicano su' pergami e fannola regina; eia Scrittura Sacra l'adoperano come anelila, perché predicano la filosofia per parere dotti e non perché la deserva loro a esporre la Scrittura Sacra.
Ora ecco come sono fatte le colonne della nostra Chiesa. Il santuario e il coro è di legno ; perché nello stato delle vergini e de' vedovi non è devozione né umore di grazia.
Quelle poche vergini che oggi sono nella Chiesa sono vergini fatue, che hanno le lampade, che non v'è dentro olio, perché hanno bene la virginità del corpo, ma bene spesso non hanno quella della mente,
(Fonte: P. VILLARI - E. CASANOVA SCELTA DI PREDICHE E SCRITTI DI FRA GIROLAMO SAVONAROLA IN FIRENZE, G. C, Sansoni, Editore - 1898)
Maggio 1498
Savonarola è barricato coi confratelli in San Marco. La domenica degli Ulivi il convento è assediato dai "Palleschi", i fautori del partito mediceo e antisavonaroliano, mentre la campana "Piagnona" suona invano a martello; la porta del convento è messa a fuoco e il convento preso d'assalto per tutta la notte, con scontri tra i frati e gli assalitori.
Il gonfaloniere manda in aiuto dei congiurati trecento della guardia di Palazzo che, uniti ai Compagnacci, sommano a 800 uomini. Armati di picche, di balestre, di archibugi tirano alquanti pezzi di artiglieria. Precedevali la bordaglia del popolo armata di sassi e di mazze, avida di tumulto e di rapina.
Al grido "a San Marco! a San Marco!" muovono dalla piazza del Duomo serrati in ordine di battaglia ponendo numerose scolte allo sbocco delle strade che mettono al convento perché niuno accorra in aiuto dei Savonaroliani. Avvenutisi per via de' Pecori e in un popolano dei seguaci del Frate li trucidano. Giunti poi sulla piazza di San Marco intorniano il convento e piantano le artiglierie più a terrore che a danno.[3] .
Al grido "a San Marco! a San Marco!" muovono dalla piazza del Duomo serrati in ordine di battaglia ponendo numerose scolte allo sbocco delle strade che mettono al convento perché niuno accorra in aiuto dei Savonaroliani. Avvenutisi per via de' Pecori e in un popolano dei seguaci del Frate li trucidano. Giunti poi sulla piazza di San Marco intorniano il convento e piantano le artiglierie più a terrore che a danno.[3] .
E dopo un'accesa battaglia, il frate cade nelle loro mani.
Ma l'aver dato un contributo determinante alla caduta e alla morte di Savonarola non si rivelò, per loro, un buon affare, vista la brutta fine che fecero tutti: alcuni poi impazzarono, alcuni acciecarono e alcuni furono tagliati a pezzi, e altri da crudelissime infermità furono spenti come particolarmente avvenne a Doffo Spini, capitano de' detti Compagnacci [4]
In piena notte Savonarola viene catturato e trascinato fuori dal convento con fra Domenico Buonvicini, attraversando al lume delle torce via Larga verso palazzo Vecchio, dove entra per il portello.
Nel chinarsi un armigero gli calciò il fondo schiena schernendolo: "Ve' dove gli ha la profezia!" [5].
Savonarola viene rinchiuso nell' "Alberghetto", la cella nella torre di Arnolfo dove subisce interrogatori e torture: la tortura della corda, quella del fuoco sotto i piedi e posto per un'intera giornata sul cavalletto, riportando lussazioni su tutto il corpo. Alla fine viene condannato a essere bruciato in piazza della Signoria con due suoi confratelli, Domenico Buonvicini, da Pescia, e Silvestro Maruffi, da Firenze.
All'alba del 23 maggio 1498, alla vigilia dell'Ascensione, dopo aver passato la notte di conforto con i Battuti Neri della Compagnia di Santa Maria della Croce al Tempio, i tre religiosi, ascoltata la messa nella cappella dei Priori nel palazzo della Signoria, vengono condotti sull'arengario del palazzo stesso dove subiscono la degradazione da parte del Tribunale del Vescovo. Nello stesso luogo vi erano anche il Tribunale dei Commissari Apostolici e quello del Gonfaloniere e dei Signori Otto di Guardia e Balìa, i soli che potevano decidere sulla condanna.
Dopo la degradazione e la rimozione dell'abito domenicano i tre frati vengono avviati verso il patibolo, innalzato nei pressi dove poi sorgerà la fontana del Nettuno e collegato all'arengario del palazzo da una passerella alta quasi due metri da terra.
La forca, alta cinque metri, si erge su una catasta di legna e scope cosparse di polvere da sparo per bombarde. Fanciulli accovacciati sotto la passerella, come accadeva di frequente durante le esecuzioni, feriscono le piante dei piedi al passare dei condannati con stecchi di legno appuntiti.
Vestito di una semplice tunica di lana bianca Savonarola viene impiccato dopo fra Silvestro e fra Domenico.
Prima di morire disse:
«Io mei reputo a gran gloria d'esser prigion non della Signoria di Firenze ma di lesù Cristo, cum sit che io veggo che quel che v' è stato detto è vero, cioè ch' elli è Re della città di Firenze »
« Tieni a mente quello che io ti dico e mandalo alla memoria, che tu provocherai Dio contro di te ; perché el verrà un tempo che li innocenti saranno accusati e con più varii tormenti li constringerai a confessare quello non hanno fatto, punirali senza colpa loro e cosi provocherai l' ira di Dio contro di te, perché nessuna cosa è che tanto provochi l'ira di Dio».
«Firenze, aspetta il flagello, che sai quanto tempo t'è stato detto che tu ti converta, e sempre sei stata ostinata.
E tu, Roma, anche a te è stato detto, e tu pure stai nell' ostinazione ; e però aspetta 1' ira di Dio.
Propter multitudinem peccatorum.
Per la superbia di David fu mandata la peste. Guarda se Roma è piena di superbia, di lussuria e avarizia e simonia! Guarda se in lei moltiplicano sempre i cattivi !
Propter universalem opinionem.
Vedi ognuno che pare che predichi e aspetti il flagello e le tribolazioni ; e a ognuno pare che sia giusta cosa che la punizione di tanta iniquità debba venire: l' abbate Ioacchino e molti altri predicano ed annunziano che in questo tempo ha a venire questo flagello.
Verrà un vento a similitudine di quella figura di Elia, e questo vento concuterà i monti.
Ed ecco
ch' egli è venuto e Dio ha fatto di verno estate.
Gladius Domini cito et velociter
super terram.
Credimi che il coltello di Dio verrà,
e presto. E non ti far beffe di questo cito; e non
dire che sia un cito dell'Apocalisse, che sta centinaia d' anni a venire. Credimi che '1 fia presto.
Italia, o principi dell'Italia, o prelati della Chiesa, l'ira di Dio è sopra di voi, e non avete rimedio alcuno se non vi convertite et a sanctuario meo incipiaììi !
Italia, o Firenze, propter peccata eniunt Ubi adversa!
Nobili, o potenti, o plebei,
manus Domini est super vos et non resistet sapieniiae potentia vel fuga!
Principi dell' Italia, fuggite la terra d'aquilone; fate penitenza mentre che la spada non è fuori della guaina, e mentre che ella non è insanguinata ! Fuggitevi da Roma ! Fuggitevi da Firenze; fuggite per penitenza del peccato, e fuggite i cattivi !
Fa' tu, Firenze. Io prego Dio che ti illumini, cui est gloria et imperium per infinita
saecula saeculorum - Amen. »
Fra le urla della folla viene appiccato il fuoco a quella catasta, bruciando i corpi oramai senza vita degli impiccati.
Nel bruciare, un braccio del Savonarola si staccò, e la mano destra parve alzarsi con due dita dritte, come se volesse "benedire l'ingrato popolo fiorentino" [5].
TO BE CONTINUED
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