GENERE: THRILLER, TRUE CRIME
EPISODE 3
Green Bay, Wisconsin, 08 Marzo 2021
A quasi un anno dalla sua morte, gli amici e la famiglia di Nathan Lindstrom si sono riuniti di fronte all'Accademia di Notre Dame chiedendo un'indagine sugli abusi sessuali del clero.
“Ciò di cui abbiamo bisogno è un'indagine a livello statale sugli abusi sui bambini da decenni e la copertura di quei crimini. Ed è quello che voleva Nate", ha detto Peter Isley, uno dei membri fondatori del Survivors Network of those Abused by Priests (SNAP).
Nathan Lindstrom, padre di tre figli, è morto suicida lo scorso marzo a Ramsey, nel Minnesota, un mese prima di compiere 46 anni.
Ha contratto il Disturbo Post Traumatico da Stress quando aveva 14 anni, dopo aver subito abusi sessuali da un prete norbertino quando era studente a Notre Dame.
L'abbazia di St. Norbert aveva precedentemente affermato di aver indagato sulle accuse e di ritenerle non credibili.
Però, ha pagato circa 420.000 dollari nel corso di dieci anni alla famiglia di Nate.
Nate ha subito abusi sessuali da tre preti norbertini.
Ha trascorso anni in terapia e prendendo farmaci. Poi si è stabilto nella periferia di Minneapolis con sua moglie e tre figli.
Nel 2018, la sua vita è cambiata: l'abate dell'ordine gli ha detto che i pagamenti mensili sarebbero terminati. L'ultimo assegno è arrivato a maggio 2019.
Nate è diventato sempre più depresso.
Un giorno, Lindstrom ha recuperato una valigia dal bagagliaio della sua auto. Ha tirato fuori una pistola e l'ha portata nel seminterrato di casa sua.
Infine si è ucciso. Aveva 45 anni.
Un giorno d'estate del 1988, quando aveva 14 anni ed era una matricola in arrivo alla scuola di Premontre, va al cinema con James Stein, un prete ventenne che lavora al liceo, e un altro ragazzo.
Quando si fermano nel parcheggio, Stein inizia a molestare sessualmente l'altro ragazzo. Nate rimane immobile. Poi entrano nel cimena.
Finito il film, Stein li porta alla piscina dell'abbazia, dove incontrano un secondo sacerdote, ordinato quell'estate. Il prete si sveste, convince Nate a togliersi i vestiti e ad entrare nella vasca idromassaggio, per poi abusare di lui sessualmente.
Diversi mesi dopo, in una grigia giornata nella primavera del 1989, un terzo prete, un uomo sulla quarantina che viveva al priorato, lo tocca nella sauna dell'abbazia, poi lo porta nella doccia e si masturba su di lui.
Stein abusa di nuovo Nate diversi mesi dopo, nell'autunno del 1989. Mentre lo sta portando a casa dalla piscina dell'abbazia, ripetutamente allunga la mano e lo accarezza sotto la tuta.
Prima di lasciarlo a casa, il prete ferma l'auto e obbliga Nate con la forza a fare sesso orale.
"L'abbazia di St. Norbert comprende la necessità di ricordare Nate Lindstrom nell'anniversario della sua morte e durante tutto l'anno. Pregheremo per Nate, la sua famiglia e tutte le vittime di abusi affinché possano trovare speranza e guarigione".
"Sta a noi portare avanti la missione di Nate. Non lasciare che accada a tuo figlio, a tuo fratello o al figlio vicino", ha detto suo padre, David Lindstrom.
La famiglia di Nate ha creato il sito web Nate’s Mission, per onorare la sua memoria.
Madrid, 21 Gennaio 2021
L'ordine dei gesuiti in Spagna ha ammesso che 81 bambini e 21 adulti hanno subito abusi sessuali da 96 dei suoi membri dal 1927.
La maggior parte degli abusi è avvenuta nelle scuole o era collegata alle scuole.
La Compagnia di Gesù, i cui membri lavorano spesso come insegnanti, si è scusata per i crimini "vergognosi e dolorosi".
Infancia Robada (Stolen Childhood), un'associazione che rappresenta le vittime di abusi sull'infanzia, ha accolto con favore il rapporto ma ha detto che le sue cifre sono “ridicole” data l'epoca in cui sono avvenuti molti dei crimini.
"Sembra che abbiano dimenticato che le vittime non denunciano gli abusi quando vogliono ma che lo fanno solo quando possono", ha detto il presidente dell'associazione, Juan Cuatrecasas, “nel 1927 nessuno avrebbe potuto denunciare una cosa del genere".
Altri casi di abusi sui minori da parte della Chiesa Cattolica spagnola stanno lentamente venendo alla luce.
Gli ordini cattolici hanno ammesso 126 casi di preti pedofili. Le cifre elevano il numero delle vittime a più di 500, secondo un conteggio di EL PAÍS, basato su condanne penali, notizie dei media e indagini del quotidiano.
"In Spagna nessuno fa nulla", dice Juan Ignacio Cortés, l'autore di "Lobos con Piel de Pastor" ("Wolves in Pastor’s Clothing"), uno dei pochi libri esistenti sulla pedofilia nella Chiesa Cattolica spagnola, “a nessuno interessa, né la Chiesa né lo Stato, che in passato dovevano vigilare, perché molte istituzioni, dai collegi agli orfanotrofi, facevano parte del sistema di welfare statale”.
Parigi, 04 Marzo 2021
“La grande domanda a cui dobbiamo rispondere è come tutto questo sia potuto accadere".
Jean-Marc Sauvé, 71 anni, cattolico laico e capo dell'Istituto Francese di Scienze Amministrative, ha presentato i nuovi dati della Commission Indépendante sur les Abus Sexuels dans l'Eglise (CIASE), la commissione di avvocati, psichiatri, storici e teologi istituita dai vescovi nel 2018.
Almeno 10.000 casi di abuso si sono verificati dopo il 1950 nella Chiesa francese, il 62% ha coinvolto ragazzi e il 38% ragazze.
"L'istituzione ha fallito a tutti i livelli", ha detto Sauvé.
SIGLA
Berlino, 27 Gennaio 2010
"Con profondo shock e vergogna, ho appreso di queste orribili, non solo isolate, ma sistematiche, violazioni che sono andate avanti per anni".
Lo scandalo degli abusi cattolici in Germania esplode quando Padre Klaus Mertes, preside del Jesuit Canisius College, una scuola gesuita di Berlino rende pubblico un abuso sessuale decennale degli studenti da parte di due insegnanti, entrambi sacerdoti gesuiti.
Uno degli accusati, un ex insegnante di sport, ha ammesso di aver abusato di bambini e adolescenti per molti anni scrivendo una lettera aperta per scusarsi con le sue vittime, in cui afferma: "Mi dispiace per quello che vi ho fatto. Se riuscite a perdonarmi, vi chiedo di farlo".
Il secondo sospettato - un ex insegnante di studi religiosi - ha negato le accuse.
La rivelazione ha spinto un'ondata di vittime in altri casi che coinvolgono la Chiesa a parlare.
La Chiesa Cattolica tedesca attualmente paga alle vittime una media di 5.000 euro “in riconoscimento della loro sofferenza”, oltre a coprire le spese per le terapie.
Le vittime hanno definito la somma "tristemente insufficiente".
Bonn, 12 Settembre 2018
Secondo uno studio delle Università di Giessen, Heidelberg e Mannheim commissionato dalla Deutsche Bischofskonferenz, la Conferenza Episcopale Tedesca, 1.670 sacerdoti hanno commesso un qualche tipo di attacco sessuale contro 3.677 minori, per lo più maschi, tra il 1946 e il 2014.
Più della metà delle vittime avevano meno di 14 anni.
Le rivelazioni hanno spinto il cardinale Reinhard Marx a scusarsi a nome della Chiesa Cattolica tedesca.
"Conosciamo la portata degli abusi sessuali dimostrati dallo studio. Ne siamo costernati e ci vergogniamo", ha affermato Mons. Stephan Ackermann a nome della Conferenza Episcopale.
I sacerdoti accusati sono stati spesso trasferiti silenziosamente in altre parrocchie, senza fornire informazioni sull'aggressore. La Chiesa ha perseguito solo un terzo degli autori di abusi, che, tuttavia, hanno ricevuto sanzioni minime o sono stati assolti.
Matthias Katsch, portavoce e presidente del gruppo di vittime Eckiger Tisch, ha dichiarato:
"Lo studio è solo una fetta della realtà", invitando i politici e la società civile a spingere per un'indagine indipendente sulla questione.
Parlando al Meeting on the Protection of Minors in the Church (Incontro sulla Protezione dei Minori nella Chiesa), un vertice senza precedenti dei principali vescovi del mondo convocato da Papa Francesco nel tentativo di affrontare la crisi della pedofilia all'interno del clero, Il cardinale Reinhard Marx ammette:
"In molti casi, i file contenenti informazioni sono stati distrutti o manipolati".
I vescovi hanno ascoltato la testimonianza videoregistrata di cinque vittime, provenienti da Europa, Africa, Asia, Sud America e Nord America, che hanno parlato del trauma del loro abuso.
Una vittima cilena ha detto che quando si è fatto avanti per denunciare gli abusi, è stato screditato e gli è stato detto che era il nemico della Chiesa.
Una vittima africana ha raccontato di come, dall'età di 15 anni, il suo prete l'avrebbe picchiata se si fosse rifiutata di fare sesso con lui. È rimasta incinta tre volte e lui l'ha costretta ad abortire ogni volta.
Una vittima asiatica ha parlato di come i suoi superiori religiosi hanno nascosto gli abusi sulle suore.
Darmstadt , 10 Dicembre 2020
Un altro terribile scandalo viene alla luce dopo che l'agenzia di stampa protestante EPD e l'agenzia di stampa cattolica KNA acquisicono copie di una sentenza del Tribunale per la Previdenza Sociale di Darmstadt.
Una vittima di abusi a novembre 2016 ha intentato una causa per chiedere un risarcimento alla Chiesa Cattolica, spingendo il tribunale ad indagare.
La sentenza descrive in dettaglio le accuse di orribili abusi subiti da bambini per mano di membri del clero negli anni '60 e '70.
I bambini abusati provenivano da un convento a Speyer sulle rive del Reno gestito da una quarantina di suore.
L'uomo ha testimoniato in tribunale che le suore sono state fondamentali nell'aiutare gli abusi, portando regolarmente ragazzi e ragazze da preti pedofili e persino ricevendo denaro per farlo.
Durante i 10 anni in cui ha vissuto nella casa dei bambini, le suore lo hanno portato a casa del vicario, ora defunto, Rudolf Motzenbäcker una o due volte al mese.
L'uomo ha stimato di essere stato aggredito circa 1.000 volte.
Motzenbäcker organizzava "feste del sesso" ogni tre o quattro mesi a cui partcipavano diversi membri del clero e anche politici.
Le suore portavano ragazzi e ragazze e servivano bevande e cibo agli uomini in un angolo della stanza mentre i bambini venivano aggrediti.
175 bambini, la maggior parte dei quali ragazzi di età compresa tra 8 e 14 anni, hanno subito abusi per due decenni.
Il testimone, che soffre di un grave disturbo da stress post-traumatico a seguito del calvario, ha detto che molti dei bambini coinvolti in seguito si sono suicidati.
La diocesi ha pagato all'uomo 15.000 euro in riconoscimento delle sue sofferenze.
Berlino, 16.02.2021
La Gruppenfoto mit den sieben Mitgliedern der Kommission (Independent Inquiry into Child Sexual Abuse) una commissione berlinese incaricata dal parlamento nel 2016 di indagare sui casi di abuso sessuale su minori nella società tedesca - denuncia la revisione interna della diocesi, chiedendo che sia fatta da estranei.
Secondo l'arcivescovo di Colonia Rainer Maria Woelki il rapporto, consegnato a lui l'anno scorso ma tenuto segreto, ha esaminato solo 15 casi selezionati sui 236 disponibili.
"Tutti i casi sono stati esaminati", ha ribadito lo studio legale di Monaco Westpfahl Spilker Wastl (WSW), "ma per proteggere le vittime dal trauma, il rapporto si è concentrato su 15 esempi resi anonimi".
Il cardinale Woelki, di fronte alla diffusa inquietudine nella sua diocesi, vorrebbe pubblicare un secondo rapporto compilato da un avvocato di Colonia.
La commissione di Berlino, riferendosi all'Arcivescovato di Colonia, ha dichiarato che dall'esterno "il pubblico vede il tentativo di un insabbiamento. Mentre le vittime, bambini e adolescenti, ora si sentono strumentalizzate".
Il cabarettista di Colonia Jürgen Becker, che ha tenuto un sermone satirico online dalla chiesa di Sant'Agnese, ha accusato i leader dell'arcidiocesi di "aver sistematicamente nascosto gli abusi sessuali di massa del clero per decenni".
"Il cardinale Woelki ha mantenuto un sacro silenzio. Il suo predecessore, il defunto cardinale Joachim Meisner, aveva istituito un sistema di occultamento".
Colonia, 18 Marzo 2021
Dopo cinque mesi di indagini, un nuovo rapporto indipendente, a cura dello studio legale tedesco Gercke Wollschläger, sugli abusi nell'Arcidiocesi Cattolica di Colonia ha identificato 243 membri del clero e laici come autori di abusi di minori.
Circa il 50% degli incidenti - tra il 1946 e il 2018 - hanno coinvolto violenza sessuale e il 55% dei bambini avevano un'età inferiore ai 14 anni.
Sono state inoltre identificate 300 vittime, in maggioranza maschi, prima del 1975.
Alti esponenti della Chiesa sono accusati di aver tentato di coprire le accuse.
Il cardinale Rainer Woelki ha ammesso: "I sacerdoti sono colpevoli di aver inflitto violenza alle persone loro affidate, in molti casi senza essere puniti".
Gran parte degli abusi era ben nota e ben documentata.
L'avvocato Björn Gercke, che ha coordinato le indagini, ha parlato di documenti che dettagliano prove degli abusi commessi da sacerdoti e dei tentati insabbiamenti di quei crimini.
Città del Vaticano, 18 Maggio 2020
Nel giorno del centenario della nascita di San Giovanni Paolo II, una delle prime vittime di padre Marcial Maciel Degollado - forse il più grande criminale della Chiesa in epoca moderna - torna a puntare il dito sul pontefice polacco.
A suo parere non ci sono dubbi che Papa Wojtyla era a conoscenza dei crimini aberranti del prete pedofilo, fondatore dei Legionari di Cristo, super protetto in Vaticano tanto da non essere mai sottoposto ad alcun processo nè punito dalla Congregazione della Fede benchè su di lui vi fosse un corposo fascicolo di reati commessi tra il Messico, l'Italia, la Spagna e la Francia.
Josè Barba Martin a metà degli anni Novanta assieme ad un gruppo di vittime pubblicò una letttera aperta su un giornale messicano molto letto, Milenio. La lettera sollevò un putiferio incredibile in tutta l'America Latina.
La missiva elencava i crimini di Maciel, circostanziandoli con prove e date e portava la firma di altri sette ex legionari. Le vittime contattarono anche l'allora nunzio apostolico in Messico, monsignor Justo Mullor Garcia.
La stessa lettera, nel frattempo, fu inviata a tutti i vescovi messicani. Maciel Macial Degollado in Messico all'epoca era una potenza. Non solo era il fondatore di un ordine religioso ricchissimo che controllava università, scuole e istituzioni, ma aveva anche accesso ai vertici istituzionali, aveva rapporti con la CIA e tanti imprenditori influenti.
«Nessuno ci diede mai risposta. Fummo ignorati. Sono convinto che Giovanni Paolo II e specialmente il cardinale Ratzinger, divenuto Papa Benedetto XVI sapevano bene della colpevolezza di Maciel».
Le vittime, l'anno successivo, nel 1998, si recarono dal giudice ecclesiastico a Città del Messico, Antonio Roqueni Ornelas, per inoltrare una denuncia formale a Roma, al Sant'Uffizio, tramite l'avvocatessa Marta Vegan. La denuncia fu presentata direttamente nelle mani di monsignor Gianfranco Girotti che allora lavorava con il cardinale Ratzinger.
Nel frattempo, il nunzio Mullor Garcia, per avere dato appoggio alle vittime di Maciel, subiva all'interno del Vaticano un ostracismo senza pari, persino dai vertici della Segreteria di Stato, fino alla sua totale emarginazione.
Città del Vaticano, 19 Maggio 2006
«I gravissimi e obiettivamente immorali comportamenti di P. Maciel, confermati da testimonianze incontrovertibili, si configurano, talora, in veri delitti e manifestano una vita priva di scrupoli e di autentico sentimento religioso».
Dopo un'indagine durata più di un anno, ma con denunce che risalivano già al 1956, la Congregazione per la Dottrina della Fede infligge a Marcial Maciel Degollado la pena canonica della rinuncia a ogni ministero pubblico imponendogli una vita riservata di preghiera e di penitenza per gli abusi sessuali e i delitti di pedofilia continuati per decenni su numerosi seminaristi della sua congregazione.
La decisione viene approvata personalmente da papa Benedetto XVI che definisce Maciel «un falso profeta» che ha condotto una vita «al di là di ciò che è morale».
Maciel è morto nel 2008 a 87 anni, senza mai essere sottoposto a processo.
Dopo la sua morte si è venuti a sapere anche che aveva avuto tre figli con due donne.
Lo stesso giorno in cui l’ordine cattolico dei Legionari di Cristo ha chiesto “perdono” per gli abusi sessuali di Maciel, la casa di produzione Latam Pictures y Astillero Films ha presentato il film “Obediencia Perfecta“, del regista messicano Luis Urquiza.
Il tredicenne Julian viene mandato in un seminario dei “Crociati di Cristo” (nella realtà “Legionari di Cristo”), dove dovrebbe seguire un difficile cammino spirituale per raggiungere la “perfetta obbedienza“, secondo la dottrina del fondatore dei gesuiti Ignazio de Loyola.
Il padre fondatore dell’ordine, Angel de la Cruz, lo sceglie come suo favorito fino ad ospitarlo nella propria abitazione privata.
Gli farà da mentore in cambio di una totale obbedienza che si trasformerà a poco a poco in una sottomissione fisica e psicologica.
Cracovia, 17 Marzo 2021
Il cardinale polacco Stanislaw Dziwisz, ex arcivescovo di Cracovia, ex segretario di San Giovanni Paolo II, è accusato di aver nascosto, insabbiato, eluso denunce di pedofilia a vari livelli nella Chiesa.
Il cardinale respinge le accuse in un'intervista televisiva. Citando i suoi quattro decenni di "servizio alla Chiesa, al papa e alla Polonia" dice di contare su "un'indagine trasparente" e "una corretta presentazione dei fatti".
La procura di Cracovia afferma di non aver trovato "prove di attività criminale" contro il cardinale Dziwisz, poiché l'obbligo legale di denunciare le accuse di abusi alla polizia è entrato in vigore solo nel 2017. Il cardinale si è ritirato da arcivescovo di Cracovia a dicembre del 2016.
Janusz Szymik, ex vittima di abusi clericali dalla diocesi di Bielsko-Zywiec, ha detto a TVN-24 che il suo caso è stato "nascosto per molti anni" dal cardinale Dziwisz e da altri vescovi.
Centinaia di preti cattolici sono stati accusati di pedofilia, con oltre cento condannati finora in tribunale.
Artur Nowak, un avvocato che ha sostenuto le vittime in decine di casi, dice che questi numeri sono ampiamente sottostimati, "migliaia di casi di pedofilia tra i sacerdoti in Polonia probabilmente non verranno mai alla luce".
Lo scandalo pedofilia all’interno della Chiesa Cattolica polacca è emerso a marzo 2019 quando la Conferenza Episcopale ha reso noti centinaia di casi di violenze sessuali su minori.
I numeri sono stati resi noti durante una conferenza stampa da padre Wojciech Sadlon: 625 minori, di cui 345 al di sotto dei 15 anni di età; ben 382 casi di sacerdoti e persino suore che hanno abusato sessualmente di minori tra il 1990 e il 2018.
“Sappiamo che questa è solo la punta dell’iceberg”, ha detto il gesuita Adam Zak.
Un documentario sulla pedofilia nella Chiesa intitolato "Tell No One" ("Tylko Nie Mów Nikomu") dei fratelli Tomasz e Marek Sekielski, pubblicato online a maggio del 2019 e visto da milioni di persone, ha causato un putiferio in Polonia.
Mostra come la leadership della Chiesa Cattolica polacca abbia seppellito i casi per decenni, trasferendo i sacerdoti pedofili fuori dalle diocesi e riconfermandoli in nuovi luoghi dove hanno ricominciato ad abusare dei bambini.
Il documentario inizia con la storia di Anna Misiewicz, una donna di 39 anni, che trova il coraggio di affrontare padre Jan A., un anziano sacerdote che l’ha molestata quando era una bambina.
Misiewicz ritorna in una parrocchia a Topola, un villaggio vicino a Cracovia, con una telecamera nascosta per chiedere conto al prete degli abusi. “Voglio sapere perché lo ha fatto, avevo solo 6 o 7 anni. Si rende contro che sono ancora impaurita? Che ho gli incubi di notte e non riesco a dormire?”.
Quando ricorda al parroco pedofilo i momenti in cui la baciava e le prendeva le mani per masturbarsi, padre Jan ammette: “So che non avrei dovuto farlo, non avrei dovuto toccarti o baciarti, so che non dovrei aver avuto queste stupide passioni. Mi dispiace tantissimo, è stata opera del diavolo”.
Un’altra vittima, Marek Mielewczyk, racconta di aver subito abusi sessuali all’età di 13 anni. Il prete gli aveva ordinato “di non dire a nessuno quello che era successo”, nemmeno durante la confessione.
Il reverendo Dariusz Olejniczak, nonostante gli abusi su bambine di 7 anni, ha continuato a stare in contatto con i giovani per diverso tempo. Il giorno dopo la pubblicazione del film ha annunciato l'abbandono della tonaca.
Lo scandalo ha costretto la gerarchia cattolica a riconoscere le proprie colpe. “Mi scuso per ogni ferita inflitta al popolo della Chiesa”, ha detto l’arcivescovo Wojciech Polak.
Anche il nunzio apostolico in Polonia, l’arcivescovo Salvatore Pennacchio, ha voluto inviare un messaggio di solidarietà alle persone che hanno subito gli abusi. “Esprimiamo la nostra compassione”.
In Polonia, dove la Chiesa è un’istituzione rispettata e potente, espressione dell’identità nazionale, il docu-film dei fratelli Sekielski ha scosso le coscienze.
“Perché i preti commettono tali crimini? Perché i vescovi non hanno reagito come avrebbero dovuto? Perché, per anni, ha prevalso tra il clero la cospirazione del silenzio?”, si chiede il giornalista Andrzej Gajcy.
TO BE CONTINUED
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